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Don Franco Mogavero: Auguri alle mamme, a partire da quelle con la lacrima “congelata” nel cuore

Per la festa della mamma

vorrei ricordare quelle madri che portano nei cuori una lacrima. Quella che non si scioglierà mai e che non potrà mai scomparire. Dal loro tempo e dalla loro vita. Mi piace chiamarle le mamme con la lacrima “congelata”nel cuore. Così penso al dolore di quelle madri che, dopo avere concluso il tempo gioioso della gravidanza, han partorito un figlio senza vita: ma con un nome già dato, con una storia iniziata e bruscamente recisa. Alle donne che han visto dare alla luce il buio della morte. Ricordo ancora le piccole bare bianche con i loro fiori bianchi.
Bagnate dalle bianche lacrime delle neo-mamme che si univano alle goccioline di acqua benedetta appena aspersa. A pensarci bene, quelle bare custodiscono le reliquie degli angioletti più belli. I cuori delle loro madri ne furono e ne sono la prima culla. In quei cuori-culla resta congelata la lacrima della vita. Un ricordo, mai e poi mai solcato dal giudizio umano, voglio donarlo alle mamme che han congelato nella coscienza del cuore l’amara lacrima dell’infedeltà matrimoniale. A quelle donne che, illuminate dalla luce sempre accesa dell’amore materno, sono riuscite a uscire dalla galleria buia di storie” parallele”.
Di quelle storie reali e di quelle costruite solo “virtualmente”. Storie che si sono sciolte con le lacrime del pentimento. Quelle versate silenziosamente, possibilmente stringendo tra le braccia o accarezzando il volto dei propri pargoletti. Con ancora addosso, il profumo, diventato nauseante, di fronte all’amore pulito dei bambini, di fragilità e ferite mai curate. Ferite, che han trovato nel soave profumo della maternità, un inaspettato farmaco salvavita. Sono le lacrime del perdono materno, che non ha utilizzato il registro delle parole “volanti”, ma della promessa, saldamente mantenuta: di tagliare dal giardino della maternità l’alta siepe dello smarrimento coniugale. Di reciderla con la falce del per sempre. Una preghiera vera, fatta promessa di vita. Per essere madri e mogli insieme.
Senza maschere. Infine, un ricordo, baciato dalla bellezza senza fine dell’amore materno, va a tutte quelle mamme su sedie a rotelle, allettate e senza la memoria della maternità. Madri che non riescono più a parlare, a capire. Con lo sguardo perso nel vuoto di una vita nuova. Di un mondo tutto nuovo e fatto di ricordi, di nostalgie, di favole ascoltate e mai raccontate. Alle mamme colpite da demenza senile, morbo di Parkinson, Alzaimer. Non riconoscono più i propri figli con lo sguardo e con l’intelletto. Ma restano pulsanti i loro cuori di mamme. L’ho visto con i miei occhi. In quella lacrima che è copiosamente sgorgata dal volto di una di loro. Quando il figlio l’ha baciata e accarezzata. Per lei, a dire il vero, era il papà. Lo ha chiamato, lo chiamava ripetutamente papà.
Eppure, da quella “perla bianca” che volava giù, brillava la luce di una maternità “fatta bambina”. Una lucida testimonianza di come non potrà mai esistere una maternità vegetativa. Ecco perché quella lacrima, quelle lacrime “congelate” nei loro cuori sono la voce parlante e narrante della dolcezza dell’ intimità, della quiete dell’interiorità di un amore che è come la luce: una presenza segreta che da vita.
Auguri, a tutte le mamme. Solo loro, anche con il sorriso di una lacrima, possono mostrarci il volto della vita. Dell’amore non congelato.

don Franco Mogavero

 

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