Migliaia di seguaci sui social, un piccolo progetto di
grande successo, ma un'apparente contraddizione: "sono timida".
Questa, in estrema sintesi, la storia di Iris Ferrari, raccontata ieri da un articolo del Corriere della Sera; questo mondo, fatto di social, il suo trampolino. Perché sì, spezziamo una lancia a favore di questa realtà virtuale; se correttamente usati, Facebook, Instagram, Youtube, possono trasformarsi in opportunità, in un mondo di amicizie, progetti, sogni e lavoro.
Ma torniamo alla timidezza: come conciliare uno stato emotivo di paura e insicurezza con l'esposizione ad un pubblico potenzialmente vasto? Prendo spunto dalla mia, personale, esperienza, esperienza comune a tante altre ragazze che ho virtualmente conosciuto.
Si comincia per gioco, curiosità, con la propria piccola cerchia di amici intimi. Si comincia affidando ai social la propria quotidianità, i propri momenti di svago, ma anche le proprie riflessioni: quasi come se si trattasse di un diario. Poi, pian piano, i contenuti pubblicati iniziano a piacere e ad attrarre sempre più gente, sconosciuta, ovviamente. E il social, Instagram nel mio caso, diventa questo: un luogo in cui parlare e confidarsi ad un pubblico più o meno vasto di sconosciuti.
Un luogo in cui abbandonare i propri pensieri e raccogliere sostegno e opinioni.
Un luogo in cui, schiettamente, nessuno ci conosce e nessuno può giudicarci, se non nei limiti in cui lo permettiamo tramite i contenuti pubblicati. Un luogo in cui la gente non esita a mostrare affetto, dare conforto, sostegno, a condividere storie ed emozioni simili con un messaggio privato.
Gente lontana che può essere più vicina di chi lo è fisicamente, che sa dare la carica giusta per affrontare ogni situazione, ogni nuova esperienza, ogni nuovo progetto.
Ed ecco che la timidezza scompare, travolta da un vortice di energia positiva.
Prima dell'articolo del giornale non conoscevo Iris, ma sicuramente i social le hanno dato tanto... e lei ha dato tanto ai social!