L'8 Ottobre, giorno della morte di P. Ettore
Cunial, in Albania (2001), la Comunità dei Giuseppini di Cefalù vuole ricordare il carissimo Confratello che è stato direttore a Cefalù negli anni 1998-2000.
A tale scopo è prevista una solenne Messa di ringraziamento alle ore 18,30, mentre nella bacheca all'ingresso vengono esposte foto di P. Ettore.
Al termine della Messa, si potrà ritirare l'immagine di P. Ettore con la preghiera d intercessione.
È costituito un Comitato denominato PADRE ETTORE CUNIAL.
Il Comitato seguirà attivamente gli sviluppi del processo di Beatificazione e Canonizzazione e la raccolta dei fondi necessari per conseguire lo scopo.
A Cefalù il Comitato ha sede nell'Istituto Artigianelli. Riferimento P. Luigi –
Nella foto la Stola di Padre Ettore
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INIZIO UFFICIALE DEL PROCESSO DI BEATIFICAZIONE
L’8 ottobre 2020 durante una solenne concelebrazione nella cattedrale di Tirana, l’arcivescovo George Frendo, aprirà in modo ufficiale il processo di beatificazione del nostro confratello p. Ettore Cunial.
Sono passati 19 anni dalla sua tragica morte avvenuta a Durazzo nella “Casa Nazareth” la sera dell’8 ottobre 2001.
P. Ettore era arrivato in comunità a Fier il 19 novembre 2000 e dal 21 marzo 2001 abitava sulla collina di Durazzo.
L’ultima obbedienza che riceve è per l’Albania. Arriva e subito si mette all’opera con lo studio della lingua albanese e alla ricerca di un luogo dove avviare una nuova presenza giuseppina per l’ animazione giovanile-vocazionale. Brucia le tappe. Ed eccolo a Casa Nazareth, sulla collina di Mosè a Durazzo, dove lavora l’orto e fa ogni tipo di manutenzione; accoglie chi lo va a cercare, in casa o al telefono, vicini e lontani, e dove prega in solitudine. Da lì si sposta per la città a piedi, a servizio della parrocchia e delle comunità religiose, dei giovani e delle famiglie. Mite e sorridente, forte e infaticabile, porta pace ovunque e crea comunione con tutti. Padre Ettore sognava di fare di casa Nazareth un centro culturale per i giovani universitari nella prospettiva di aiutare così la crescita dell’Albania.
In quei pochi mesi la gente rimase colpita dalla sua vicinanza a tutte le persone, dalla sua azione pastorale fatta di carità e di compassione, di attenzione alle sofferenze spirituali e morali. Soprattutto i sacerdoti, i religiosi e le religiose, avvertirono in lui la stoffa del buon padre spirituale, del religioso innamorato di Dio e del prossimo; molti ne approfittarono per la direzione spirituale, per la predicazione di ritiri, per il sacramento della riconciliazione.
Da Casa Nazareth scendeva nella città di Durazzo; di sera risaliva verso casa Nazareth, facendosi luce con una pila.
La sera dell’8 ottobre un giovane di 17 anni, lo aspettava per ucciderlo con 17 colpi di coltello. Dalla casa vicina l’adulto, che aveva plagiato ed istigato il giovane, assisteva alla scena.
Il processo che ne seguì mise in risalto la figura morale e spirituale del sacerdote giuseppino, che in così poco tempo era entrato nel cuore di tanta gente.
“SE IL SEME CADUTO IN TERRA NON MUORE NON PORTA FRUTTO” ( Cf. Gv 12, 24-26)
P. Cesare Cotemme così commentava la morte di p. Ettore.
“L’evento di p. Ettore, non è soltanto quello dell’ultima ora tragica, ma dell’intera sua vita. E’ un’espressione mirabile e preziosa del mistero della vita, di una vita ricevuta da Dio, e spesa tutta per amarlo e servirlo: senza mai resistere al suo volere, senza mai allontanare o escludere nessuno di coloro che in lui vedevano il riflesso della presenza autentica del Signore, e nei quali indistintamente, sotto qualsiasi apparenza di bene o di male, con la forza della sua fede, p. Ettore sapeva scorgere il volto di Dio. […] Chi ha vissuto con p. Ettore può ripetere con me: se i Giuseppini del Murialdo dovevano avere un martire tra di loro, questo non poteva essere che lui: per la sua concretezza di vita, per la sua passione radicale per Dio, per il suo zelo che non conosceva limiti di tempo e condizionamenti di salute. Se vogliamo parlare di eccesso, è vero, si è trattato in lui sempre di eccesso di amore e di servizio ai fratelli più poveri e peccatori”. (Lettere Giuseppine, 9, 2001, pp. 603-604).
Mons. Paolo Mietto, allora vescovo del Vicariato Apostolico del Napo, saputo della morte di p. Ettore disse: “Quando ho avuto la notizia dell'uccisione, mi è venuto spontaneo pensare che se nelle divine previsioni c'era quella di un primo martire giuseppino, questo non poteva essere che d. Ettore a "meritarlo".
Altre testimonianze in occasione della sua morte sono state espresse da coloro che lo avevano conosciuto non solo in Albania, ma anche a Cefalù e a San Giuseppe Vesuviano. Si tratta di persone che ringraziano il Signore per averlo incontrato, di avere beneficiato della sua opera pastorale; testimonianze piene di ammirazione e di continua invocazione allo stesso padre Ettore.
UN RICORDO COSTANTE
Nelle varie ricorrenze della morte si è potuto constatare che il ricordo di p. Ettore continuava non solo in Albania, ma anche in Italia dove aveva svolto il suo ministero. In questi anni ci sono state diverse richieste perché “si facesse qualcosa” per p. Ettore specialmente dalla comunità di Fier e da alcuni suoi parenti. A dire la verità la congregazione non si è mai esposta con una posizione chiara e definitiva, anche perché si era potuto appurare che non si poteva parlare di “martirio in odio alla fede”, cosa che avrebbe spalancato le porte per la beatificazione. Da ricordare, tuttavia, che venne fatta una indagine nel 2008, ad opera di p. Rino Cozza, tra i confratelli, i parenti, i conoscenti di padre Ettore; da essa risulta un parere molto positivo sulla figura e l’azione di p. Ettore.
Se oggi si apre la causa di beatificazione dobbiamo ringraziare soprattutto la voce del popolo di Dio, che più di altri possiede quel “sesto senso” nello scoprire e riconoscere i segni della santità.
Questa testimonianza di un collaboratore di p. Ettore in Albania, ne rappresenta e riassume tante altre: “P. Ettore non è come voi altri, è diverso!” Parole dirette di Leonidha un collaboratore di tradizione ortodossa rimasto affascinato dall’incontro con lui, nei pochi mesi passati a Fier. E come lui tanta gente, missionari, laici e religiosi, che l’hanno conosciuto in Albania in meno di un anno, come un ritornello: “P. Ettore ti legge l’anima”. Proprio così! Gli bastava uno sguardo negli occhi, una stretta di mano e ti raccontava cosa ti passava dentro al momento, elargendo parole di luce e di consolazione. Così bastava un incontro per non dimenticarlo più e cercarlo ancora.
INIZIO DEL CAMMINO
Sono tre i confratelli di cui la congregazione sta curando la causa di canonizzazione: il beato Giovanni Schiavo, il venerabile don Eugenio Reffo, il servo di Dio don Angelo Cuomo. Adesso se ne aggiunge una quarta, quella appunto di p. Ettore Cunial.
Mi rendo conto che non brilliamo di “attenzione” a questi cammini e forse li consideriamo più un peso che un dono.
Tuttavia non può mancare in noi il pensiero che questi confratelli non appartengono solo alla nostra congregazione; essi appartengono alla Chiesa e per tutta la Chiesa possono essere proposti come esempio che un cammino di santità è possibile per tutti.
Mettiamoci in cammino con fiducia insieme alla diocesi di Tirana, che con la congregazione dei Giuseppini del Murialdo, è promotrice di questa causa.
P. Giovanni Salustri ha il compito di postulatore per dare avvio alla fase diocesana, quindi a lui si faccia riferimento per ogni richiesta.
Mentre preghiamo per p. Ettore e invochiamo la sua protezione, rinnoviamo il nostro proposito al quale ci richiama continuamente il nostro fondatore: “Fatevi santi, presto santi”.
Che dal cielo i nostri santi patroni ci benedicano, ci assistano e ci proteggano.
p. Tullio Locatelli
Padre Generale