Le attività di formazione previste dal progetto “ I Giovani
parlano con l’Europa” finanziato dal dipartimento della gioventù e del servizio civile, che vede come partner ENGIM Internazionale, CSF(Cooperazione senza frontiere) e CESIE, hanno coinvolto gli studenti dei CFP di Palermo, tra i 14 e i 19 anni di età, spesso non coinvolti nei processi di disseminazione delle opportunità che l’Unione Europea offre ai giovani. Nello specifico i centri di formazione professionali che hanno beneficiato delle attività sono stati CNOSFAP ed EUROFORM, con 16 classi ad istituto per un totale di 32 classi e più di 500 studenti.
Il progetto “I Giovani parlano con l’Europa” nasce dall’esigenza, evidenziata dalla Comunità Europea, di “eliminare gli ostacoli all’esercizio dei diritti dei cittadini dell’Unione”. L’ENGIM, non ha caso, ha scelto di impegnarsi nell’azione chiamata “We grow Europeans” (Cresciamo Europei) e di rivolgersi ai giovani di età compresa tra i 14 e i 19 anni che frequentano i percorsi di Istruzione e Formazione Professionale (I e FP) per l’assolvimento dell’obbligo formativo.
Questi giovani, normalmente considerati “difficili”, sono spesso espulsi dai “normali percorsi d’istruzione” (licei e scuole medie superiori) e sono proprio coloro di cui l’ENGIM si occupa in tutt’Italia da oltre sessant’anni, seguendo le orme e gli insegnamenti del fondatore della Congregazione di San Giuseppe - di cui ENGIM è un’emanazione -, San Leonardo Murialdo, considerato “apostolo della gioventù operaia e del movimento sociale cattolico” (Torino, 26 ottobre 1828 - Torino, 30 marzo 1900).
Gli incontri sono stati suddivisi in tre diversi step: uno intitolato “l’Europa in 5 lezioni” che prevedeva un excursus sulla storia dell’UE, funzionamento delle istituzioni, diritti e doveri, e opportunità che l’UE offre ai giovani, senso di appartenenza; un secondo step denominato “Infoday” una giornata di informazione sui progetti di mobilità giovanile; un terzo “dissemination” in cui protagonisti sono stati i ragazzi che hanno partecipato all’infoday i quali attraverso i cartelloni prodotti hanno illustrato ad altre classi i progetti europei di mobilità.
Ogni incontro è stato caratterizzato da una formazione basata su un metodo non formale di apprendimento per coinvolgere attivamente attraverso i giochi i ragazzi nel processo di apprendimento.
Le prime domande che abbiamo posto ai ragazzi sono state: cos’è per te l’Europa? Ti senti cittadino dell’Unione Europea? Sai cosa significhi cittadinanza attiva?
Le risposte all’inizio sono state sempre le stesse, i ragazzi sanno cosa sia l’Unione Europea ma non si sentono cittadini dell’ Unione Europea, la vedono come un organo lontano dalle loro vite, e che soprattutto non riesce a far fronte ai grandi problemi che affliggono le nazioni che ne fanno parte. E ancor peggio non conoscono e non sono consapevoli delle opportunità che l’UE offre loro.
Abbiamo ascoltato i giovani e cercato di capire le motivazioni che li portano a sviluppare questo senso di non appartenenza all’Unione Europea. Come dargli torto? Spesso a scuola si è troppo legati alle nozioni accademiche che si tralasciano argomenti ben più profondi come lo sviluppo della cittadinanza attiva piuttosto che le nozioni teoriche. Come dargli torto se si sentono abbandonati o completamente estranei dai processi che avvengono all’interno delle grandi istituzioni e non li coinvolgono direttamente? Come dargli torto se non conoscono le opportunità di mobilità che vengono offerte, se l’informazione non viene distribuita equamente?
Abbiamo iniziato proprio dalle loro riflessioni, soprattutto quelle negative, per tentare di spiegare loro il cuore della cittadinanza attiva.
Un buon cittadino europeo deve avere consapevole dei legami che lo legano alla terra e all’uomo. La terra è la propria casa e bisogna rispettarla, anche attraverso i piccoli gesti quotidiani come il non buttare i rifiuti per terra. Un buon cittadino deve riconoscere nell’ “altro” non la diversità ma la differenza, come apporto di nuove conoscenze, come ricchezza. L’altro da sé è simile a noi, è un uomo, ha una famiglia, ha una lingua, ha una propria cultura, che può soltanto arricchirci. L’interculturalità è arricchimento reciproco. Soltanto promuovendo l’universalità della comunità umana, la reciprocità dei diritti e dei doveri, la cooperazione con gli altri individui per promuovere la solidarietà, si può costruire la cittadinanza europea. Una cittadinanza fondata sulla negoziazione dialogica di valori condivisibili, per costruire la base di una cittadinanza mondiale.
Da questi argomenti passiamo a esporre le opportunità di mobilità che l’Ue offre ai giovani, SVE, Servizio civile nazionale o all’estero, Scambi Giovanili,Eerasmus per giovani imprenditori…
E in quel momento abbiamo visto nuovamente la luce di speranza accendersi negli occhi di quei ragazzi che attimi prima disillusi parlavano negativamente dell’ Unione Europea. E ci hanno tempestato di domande sulle modalità per aderire ai progetti, sulle esperienze, sulle emozioni, su ciò che si apprende. In ognuno di loro c’è la voglia di conoscere gli altri, di conoscere culture differenti, di capire come poter sviluppare il proprio futuro apprendendo le conoscenze dell’altro diverso da sé.
Ed ecco che “la pulce nell’orecchio”,come la chiamiamo noi, cioè l’informazione, diviene consapevolezza, diviene voglia di un futuro diverso, diviene voglia di fare queste esperienze, voglia di arricchirsi attraverso la conoscenza di culture altre. E anche se avvolte qualcuno di loro in gruppo tenta di fare il menefreghista o non dimostra il reale interesse, ce lo ritroviamo dietro in corridoio che con la voce sottile ci chiede più informazioni. In quel momento usciamo dalle scuole speranzosi di aver contribuito alla diffusione dei valori della cittadinanza mondiale e soprattutto speranzose di un futuro diverso.
Alla fine del percorso, anche attraverso test di valutazione, ci siamo resi conto che, anche se ad un primo sguardo sembravano disattenti, in realtà hanno risposto quasi tutti in maniera corretta alle domande sul funzionamento dell’Unione Europea, così come la maggior parte di loro è rimasto pienamente soddisfatto del progetto in generale e delle modalità di implementazione.
Si spera che loro, cittadini di domani, possano costruire un’Europa diversa, un’Europa pensate per offrire a tutti diverse opportunità di apprendimento e non solo, un’Europa consapevole. Cittadini del domani che si sentono parte dell’UE.