Venerdì 5 luglio 2019 alle ore 16.00 presso l’ex convento di san Domenico
a Cefalù, si è incontrata la Chiesa Cefaludense per gli esercizi di sinodalità al fine di riflettere sul tema della priorità di ritrovare l’essenziale. Dopo la preghiera iniziale, siamo stati guidati da Padre Antonio Spadaro SJ (foto), sacerdote gesuita di origini messinesi e direttore della rivista culturale: “La Civiltà Cattolica”, nell’approfondimento del tema. Di seguito qualche mio appunto sulla conferenza.
Padre Antonio ci fa notare da subito che questo tema, spesso, si presta ad essere vissuto tra i controsensi, ma con altrettanta rapidità esclama con fermezza che L’ESSENZIALE E’ DIO! Ci porta, poi, a riconoscere una cosa non proprio ovvia e, cioè, che tutti gli uomini hanno una vita spirituale. Ci chiede allora: abbiamo fatto esperienza di ciò che è spirituale nell’uomo? Ci rendiamo conto di ciò che stiamo vivendo momento per momento? Dobbiamo tenere presente che Dio è all’opera sempre nella vita di tutti gli uomini e di tutte le donne. La vita spirituale, quindi, riguarda l’opera di Dio in me e non l’insieme delle persone pie come si potrebbe immaginare. Dato ciò, non importa se credi o meno, perché Dio opera in te anche se non lo riconosci. Dio, anzi, fa di più, ci supera, la sua grazia tocca tutti, ma non tutti se ne rendono conto.
“La creatività dello Spirito sempre muove e attira”, scrive sant’Ignazio di Loyola nei suoi Esercizi Spirituali (nn. 105 e 109). La Chiesa non è un élite spirituale! Chiediamoci, allora, cosa vogliamo veramente dalla nostra vita. L’essenziale per noi è essere sotto lo sguardo di Dio, essere amati da Dio! Noi possiamo e dobbiamo “cercare e trovare Dio in tutte le cose” come scrive ancora sant’Ignazio di Loyola. La riforma della Chiesa a cui guarda Papa Francesco è una riforma spirituale che mira a contrastare tutto ciò che può “annacquare” la fede cristiana come ad esempio lo gnosticismo e il pelagianesimo. Di contro, tutti noi assistiamo a testimonianze di santità quotidiana, della porta accanto, che è quella vera ed autentica. L’essenzialità la si impara osservandola in chi si spoglia è, quindi, un valore relazionale.
“Ogni attività pastorale deve essere apostolica” cioè deve essere rivolta a tutti. E’ ciò in cui crede e ciò che auspica Papa Francesco. Lo Spirito di Dio è a lavoro dove Lui vuole. Non devo avere la presunzione di dire dove si trova Dio. Il discernimento spirituale, in tal senso, è fondamentale perché mi aiuta a riconoscerlo. In ambito ecclesiale è bene dare spazio al contributo dei fedeli. I sacerdoti sono chiamati a formare le loro coscienze, non a sostituirle. Vivo l’essenziale tra me e Dio, allora, quando percepisco la sua misericordia, quando mi sento consolato sapendo che c’è uno sguardo d’Amore che si posa su di me nonostante i miei limiti e le mie fragilità. Ed in questo modo cambia il mio sguardo, perché guardo la storia con gli occhi di Dio. Essenziale è andare al centro del messaggio evangelico nonostante la sfida che in questi tempi viviamo.
Dopo la relazione, ci siamo suddivisi nei tavoli di lavoro. Nel tavolo n.4 al quale sono stata assegnata, moderato dal diacono Don Gandolfo Sausa, le riflessioni emerse sono state le seguenti:
- Riteniamo essere un aspetto della essenzialità l’accoglienza e l’apertura verso ogni fratello, ricordando le opere di misericordia corporali e spirituali, chinandosi sulla carne di Cristo toccata nel prossimo. E’ questo certamente un tema spigoloso, ma noi come Chiesa non possiamo di certo restare indifferenti o dire semplicemente che non possiamo fare nulla. Possiamo certamente formare le coscienze cercando di non cadere nelle non verità che a volte la stampa ci propina.
Accolgo l’altro perché in lui opera lo Spirito Santo. Anche le omelie dovrebbero avere un certo tenore e spessore per scuotere i cuori induriti. Anche in ambito lavorativo il cristiano non schiavizza e non deve schiavizzare nessuno, onestà e giusto riconoscimento ai lavoratori. - La catechesi a chi si rivolge nelle nostre realtà? Solo ai ragazzi? E in che modo? Vi è un metodo ormai superato? I genitori non devono delegare le parrocchie per la crescita cristiana dei propri figli, ma devono farsi promotori e collaboratori, anche con momenti propri di formazione. Talvolta troviamo dei sacerdoti che sono dei perfetti burocrati, ma poi magari difettano nell’approccio concreto con le persone. Ogni omelia è un’occasione di catechesi per il popolo di Dio, dalla messa domenicale, alle più particolari celebrazioni dei sacramenti o di altro genere. Bisogna con urgenza, secondo noi, ripensare la catechesi, in modo che sia un cammino che fluisca lungo ogni tappa di vita e non la conquista di un sacramento che mi “diploma” e mi abilità a non frequentare più la parrocchia. Proponiamo catechesi per gli adulti che non siano moralismo o rimproveri, ma corredate da testimonianze di altre famiglie e dall’essenziale che è la Parola di Dio.
Anche i genitori, inoltre, potrebbero preparare momenti di catechesi per i ragazzi. Per questi ultimi bisogna andare verso la catechesi esperienziale. Bisogna portare il Vangelo, non regole né tanto meno noi stessi. Siamo d’accordo sul continuare l’esercizio della lectio divina come nutrimento per ogni fedele e ogni operatore pastorale. L’essenziale per noi inoltre è dedicare del tempo a coloro che ci sono affidati, che siano ragazzi o gli ammalati della parrocchia. - Proposte dei brani quali icona biblica del prossimo anno pastorale: 1. Mc 12, 38-44 (Il brano della vedova che getta nel tesoro tutto ciò che ha)
2. Luca 9,10-17 (Date voi stessi da mangiare)
3. Lc 10,38-42 (Marta e Maria)
4. Matteo 1,18-25 (Il sogno di Giuseppe)
- In conclusione rispetto alle tradizioni popolari crediamo che vadano evangelizzate. Concordiamo col relatore sul donare maggiore spazio al laicato per una vera esperienza ecclesiale ed infine, per noi è essenziale cingersi del “grembiule” alla scuola di Don Tonino Bello.
Dopo la preghiera comunitaria dei vespri e un momento di fraternità in giardino, si conclude l’incontro.