Dieci anni fa ebbi la gioia di fare la mia prima visita in Nigeria
(uno dei 50 Paesi del mondo che ho avuto la fortuna di conoscere!) e, dopo quel viaggio, che era uno dei primi che facevano i Giuseppini in quella nazione, scrissi un articolo per “Vita Giuseppina” che si concludeva con queste parole “Grazie, Nigeria! Torneremo, perché te lo meriti!”. Quella piccola profezia si è avverata! E non solo perché i Giuseppini 4 anni fa hanno aperto la loro prima comunità (Ibadan) e la seconda quest’anno (Adamgbe) nel 16° paese del mondo in cui sono presenti ... ma anche perché io stesso ci sono davvero tornato da pochi mesi. Promessa mantenuta!
Per chiunque si accontenti di qualche pregiudizio o di qualche frettolosa notizia del telegiornale ... Nigeria può essere solo sinonimo di qualche rapimento o attentato, di mafia, di prostituzione o clandestinità, di migranti indesiderati, di fanatismo e violenza (Boko Haram), di ritardo economico e culturale, … che peccato!
Sia ben chiaro: la Nigeria è piena di contraddizioni incredibili, ha mille problemi da risolvere e numerose sfide da affrontare (più o meno quante ne hanno l’Italia o gli USA, anche se di diverso tipo!) e tutti i Nigeriani ne sono ben consapevoli.
Ma ... il Murialdo ha detto: “Guardate sempre il bello e il buono che tutti hanno”. Quindi, se vi capiterà di trascorrere qualche tempo in questo grande paese, che ha quasi 200 milioni di abitanti, molte risorse e un paesaggio più verde di quanto possiate immaginare (non a caso il colore verde c’è due volte nella bandiera nazionale), potrebbe succedervi di non vedere alcuno dei problemi di cui sopra e di notare invece molte altre cose che non appaiono nelle notizie e che forse non potreste osservare in altri paesi, ma che a me, forse anche perché sono un Giuseppino e un prete, sono capitate. Può succedere, per esempio, di ricevere un’accoglienza, un’ospitalità e degli onori inimmaginabili (addirittura con una cerimonia di incoronazione!); può succedere di vedere folle enormi in chiesa durante la Messa feriale del mattino alle 5.15; può succedere che molti bambini chiedano di poter toccare le mie braccia con il sorriso di sorpresa di chi si chiede perché mai quella pelle sia bianca; oppure giovani o adulti che si inginocchino davanti a me per strada per chiedermi di benedirli sul capo, di benedire qualche oggetto o di confessarli; può succedere di dover fare qualche danza tradizionale con loro, specie nei villaggi più remoti (e sai le risate!); può succedere di ricevere ovazioni da stadio quando si riesce a pronunciare qualche saluto o ringraziamento nelle lingue tradizionali anziché in inglese; può succedere che in un grande spazio aperto, attiguo alla parrocchia, stiano giocando centinaia di ragazzi alle 5 di una domenica sera e, improvvisamente, al semplice rintocco di una campana, tutti si fermino immediatamente e si mettano in ginocchio e a capo chino, rivolti verso la chiesa, stracolma di giovani e adulti, dove è in corso la benedizione eucaristica; può succedere che molti giovani chiedano di unirsi alla mia famiglia religiosa come seminaristi, più di quelli che io riesca ad accogliere; può succedere che la Messa festiva duri 200 minuti o più e che nessuno si lamenti, né si annoi; può succedere che qualche Nigeriano vi dica che non dovete sentirvi né ospiti, né stranieri, ma fratelli tra fratelli, come se foste a casa vostra! Molte di queste cose, e tante altre, mi sono capitate solo in Nigeria! Un’amica mi ha suggerito di fare mie le parole del Salmo 16: “Per me la sorte è caduta su luoghi deliziosi!”; ha proprio ragione! Lieto di aver condiviso anche con voi almeno un assaggio di queste ... “delizie”!
padre Mario Parati