Mi piace concludere questo excursus sulla vita
e le opere di San Leonardo Murialdo con pochi stralci che denotano la sua grande fede e la sua spiritualità.
Il Murialdo, durante tutta la sua vita ha avuto sempre presente il momento di crisi della sua giovinezza che lo aveva allontanato da Dio e di cui fa riferimento nei suoi scritti e soprattutto nel suo “ Testamento spirituale” che è lo specchio di un’anima innamorata di Dio. “Io fuggivo da Dio ed Egli nella sua bontà mi rincorreva...
Ecco che il buon Dio voleva far risplendere ancora la sua bontà e generosità in modo del tutto singolare.
Non soltanto egli mi ammise di nuovo alla sua amicizia, ma mi chiamò ad una scelta di predilezione: mi chiamò al sacerdozio, e questo solo pochi mesi dopo il mio ritorno a lui”.
Ed ancora, conscio dello amore infinito di Dio per lui, esclama :” Dio ha scelto me! Egli mi ha chiamato, mi ha perfino forzato all'onore, alla gloria, alla felicità ineffabile di essere suo ministro, di essere “un altro Cristo”…. E dove stavo io quando mi hai cercato, mio Dio? Nel fondo dell'abisso! Io ero là.
E là Dio venne a cercarmi; là egli mi fece intendere la sua voce...”.
In queste parole si può notare tutta la sua riconoscenza verso Dio misericordioso e Padre amorevole che vuole sempre il bene per le sue creature.
La certezza dell’amore di Dio per lui lo spinge ad approfondire sempre più la sua fede e a dedicarsi costantemente alla preghiera ed alla meditazione e lo rendono sempre più devoto alla Madonna, madre misericordiosa.
Questo suo modo di intendere la vita si concretizza, in una Torino di fine 800 stravolta dai cambiamenti economici, nelle sue opere ed azioni, nella sua pedagogia educativa, che deve anche reprimere, se necessario, ma con dolcezza in modo da prendere i ragazzi più ribelli con il “miele”, nel suo impegno sociale, nella sua lotta per un lavoro più umano e per il rispetto dei diritti dei lavoratori, nell’interessamento perché si produca e si diffonda della buona stampa.
Per la sua costante opera, soprattutto a favore dei ragazzi e dei giovani, il Murialdo è molto conosciuto e stimato per cui, alla notizia della sua morte, avvenuta il 30 marzo 1900, venerdì prima della domenica di Passione, a Torino si esclama: “E’ morto il Murialdo: è morto un santo” , così affermerà anche il cardinale Sarto, futuro Pio X.
Ben presto viene riconosciuta da molti la grandezza del Murialdo “uomo straordinario”, nell’ “ordinario”, come ebbe a dichiarare un suo contemporaneo, e già nel 1910 inizia il processo per la sua beatificazione, a cui diede una svolta significativa la guarigione della signora Clotilde Fatima.
La signora Clotilde nel novembre del 1929, era gravemente ammalata e venne dichiarata prossima alla morte dal medico che consigliò ai familiari di farle somministrare i sacramenti. Il Giuseppino, don Giacomo Velo, accorso al capezzale della morente invita tutti a rivolgere la loro preghiera al Murialdo, servo di Dio, di cui fornisce una reliquia. Dopo alcuni giorni, l'ammalata comincia a migliorare e mesi dopo, sottoposta a controllo medico, viene dichiarata guarita.
Continua il processo di beatificazione e, nel 1961, il Murialdo verrà dichiarato venerabile da Papa Giovanni XXIII, il 3 novembre del 1963 viene proclamato beato da Papa Paolo VI che, a seguito delle guarigioni di Fabrizio Miglio e Tiziana Briccarello, lo proclamerà santo il 3 maggio del 1970, fissandone la memoria liturgica al 18 maggio.
Piero Dalle Ceste, orfano di guerra, ospitato in un orfanotrofio retto dai Giuseppini, dipinse uno stendardo che rappresenta la guarigione della signora Clotilde, che fu esposto, nella basilica di S. Pietro, il giorno della beatificazione del Murialdo, a lui si devono anche un tondo con il volto del santo ed una vetrata della cappella di San Giuseppe con il santo e i giovani, che mi piace riportare.