Le preoccupazioni maggiori del Murialdo sono i fanciulli
e i giovani per cui ha scritto "Ovunque vi siano anime in pericolo, fratelli, giovani che soffrono, là voglio correre, pronto a sacrificare, a tutto dare!" "L'educatore ha in cura ciò che più prezioso c'è nella società, cioè i fanciulli; e ciò che più prezioso c'è nei fanciulli, cioè il cuore".
Per comprendere a pieno il significato delle parole del Murialdo bisogna collocare la sua
persona e le sue opere nella Torino del suo tempo. Nel secolo XIX, infatti, accanto alla
Torino bene, sviluppata economicamente e industrialmente, con palazzi e vie sontuose, nelle
periferie come Borgo Valchiria, c'è l'agglomerato del MOschino dove vivono intere famiglie
in casette misere ed accostate l'une alle altre, dove la sporcizia e gli insetti sono di
casa, dove i ragazzi e i giovani sporchi ed abbandonati a se stessi, analfabeti e senza
guida giocano in mezzo alla sporcizia e al degrado.
E' proprio in questo quartiere che
inizia il suo ministero San Leonardo, dove ad opera di don Giovanni Cocchi era sorto l'Oratorio dell'Angelo Custode in cui venivano radunati nei giorni festivi i ragazzi che venivanmo istruiti nei valori morali e nella religione.
Nel 1851 Leonardo, ancora chierico, viene chiamato dal cugino, il teologo Roberto Murialdo, direttore del centro, a svolgere la sua attività tra i ragazzi dell'oratorio. Dal 1857 al 1865 il Murialdo viene chiamato a
dirigere l'oratorio di San Luigi, ubicato in un'altra zona di periferia di Torino.
Leonardo gira per le vie della città e là dove vede ragazzi abbandonati li invita "a casa sua, a casa di Gesù"; per il Murialdo, infatti, casa sua è la casa di Gesù, sempre aperta a tutti soprattutto ai più bisognosi. Nel 1866 è la volta del Collegio degli Artigianelli.
Lui, inizialmente, tentenna, perchè non si sente all'altezza del compito, ma visto che il rischio è la chiusura del collegio e quindi la dispersione dei ragazzi lì ospitati, accetta l'incarico solo come rettore provvisorio, anche se vi rimarrà poi per 34 anni, sino alla fine della sua vita.
Successivamente ebbe a dire "Uno dei benefici particolari che Dio mi ha fatto, benchè io esitassi grandemente d'accettarlo, fu quello di chiamarmi al Collegio degli Artigianelli, istituzione improntata a quei caratteri di provvidenzialità che distinguono le opere di Dio". Il collegio è in una situazione finanziaria disatrosa, anche
se poche sono le possibilità di successo, il Murialdo accetta la sfida dicendo "fidiamoci
di Dio, Lui ci ama più di chiunque altro al mondo". E infatti la provvidenza, sotto le
vesti di qualche benefattore, permette al Murialdo di continuare nella sua opera di assistenza
che si concretizza nell'apertura di vari oratori che possono costituire la risposta ai
problenmi dei giovani perchè, secondo il Murialdo, "Aprire un oratorio è chiudere una
prigione". Il 19 marzo del 1873 nella cappella di San Giuseppe del Collegio, il Murialdo
fonda la congregazione di San Giuseppe coadiuvato da don Eugenio Reffo, oggi venerabile, e
da don Giulio Costantino.
La congregazione costituita da sacerdoti, chierici e laici, detti i Giuseppini del Murialdo, che si preoccupano, in particolar modo, dell'istruzione e dell'educazione dei giovani, opera inizialmente nei vari oratori di Torino dove i seguaci del Murialdo vanno in cerca di giovani in difficoltà e bisognosi di imparare, sorgono così
nei vari oratori laboratori artigianali per: calzolai, fabbri, sarti... in modo che i giovani possano imparare un mestiere che li avvii alla vita.
Successivamente anche in Veneto e in altre zone d'Italia sorgono altri oratori, quasi sempre in zone di periferia
perchè l'apoastolato tra i giovani è una delle attività più care e più confacente alla vocazione di educatore del Murialdo.